Manifestazioni, il mio sguardo
Louder non nasce come progetto fotografico: quando 10 anni fa ho iniziato a fotografare i partecipanti delle manifestazioni, lo facevo come forma di contributo a quelle cause.
Con gli anni ho capito che ciò che cercavo di catturare non era il racconto della manifestazione in sé per sé, ma di come quella folla di giovani e meno giovani non fosse una massa dormiente, bensì una forza attiva da ascoltare: la lotta come forma di vera aggregazione supera gli stereotipi che dipingono una generazione disinteressata.
Volevo che queste immagini urlassero attraverso i volti dei partecipanti pieni di rabbia, e allo stesso tempo sorridenti e soprattutto sempre pieni di entusiasmo, speranza. Ma anche attraverso l’unione di individui che lottando per cause comuni, per i più deboli, per chi non ha voce, rappresenta il vero senso di umanità.
Louder è questo, un ossimoro: aver raccolto con immagini che non parlano le voci di chi ha qualcosa da dire.