L’autore ci conduce in viaggio apparentemente immaginario, tra geometrie urbane e fascino decadente, in una città avvolta da diverse nebbie.
Avellino, Soviet Edition esplora il lato meno visibile di Avellino, trasformando gli spazi urbani in un racconto visivo che richiama l’estetica brutalista e l’atmosfera nostalgica dell’Europa dell’Est. In questo palcoscenico surreale, il silenzio urbano dialoga con l’immaginario di un cinema d’autore.
La luce fredda avvolge gli edifici, figli dell’architettura degli anni della Guerra Fredda e dei primi anni Novanta, rivelandone le geometrie rigide e la bellezza imperfetta. Questo progetto è una riflessione sul gelo, fisico ed emotivo, che ancora permea questi luoghi, sospesi tra passato e presente.
Ho voluto catturare non solo l’anima nascosta di Avellino, ma anche il senso di vuoto che si respira tra le sue strade. È un omaggio a chi resta, con il suo amore e la sua resilienza, e un pensiero a chi, con dolore, è stato costretto a partire in cerca di un futuro migliore.