L’umanità manifesta una tendenza intrinseca all’autodistruzione, sia nei confronti di se stessa che dell’ambiente in cui vive. Questo fenomeno si traduce in guerre, sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali, inquinamento e cambiamenti climatici accelerati dall’attività antropica.
Domenico Tattoli, fotografo e viaggiatore, con il suo sguardo, ci conduce fino a Dhanbad, uno dei tanti inferni creati dall’uomo, dove miseria, sfruttamento e mancanza di alternative si intrecciano in un racconto di cruda realtà.
Odissonom… the dark side of the economy
A Dhanbad, in India, fino a tempi recenti la vita scorreva in armonia, immersa nella convivialità e in un paesaggio con villaggi abitati, natura rigogliosa, erbe medicinali e una ricca fauna. Oggi, però, tutto questo ha lasciato il posto a un vero e proprio inferno. Le case crollano, la vegetazione e gli animali sono scomparsi, tutto è stato inghiottito da enormi voragini aperte dalle esplosioni causate per estrarre il carbone dalle cave.
Il giorno e la notte non hanno più il loro tempo e quasi si fondono l’uno nell’altro in una unione di improbabili colori e odori. Qui non c’è più posto per la natura di una volta, è gravemente lacerata da una ferita che non si può rimarginare.
Sono oltre 100 le miniere legali e altrettante quelle illegali che bruciano ininterrottamente da decenni, liberando nell’aria incalcolabili quantità di monossido di carbonio, rendendo questo posto uno dei luoghi più inquinati del pianeta.
In tutto questo inferno la vita sembra abbia raggiunto un proprio equilibrio, i bambini, che non conoscono quello che gli è stato scippato, accettano nella loro ingenuità uno stile di vita assurdo, vittime innocenti delle strategie economiche sconsiderate; gli anziani, che ben ricordano quello che hanno perso, vivono con un senso di rassegnazione.
Tra infanzie rubate e vite segnate e compromesse, il silenzio del Mondo è assordante.
“Questo racconto fotografico non ha la pretesa di denunciare, è un invito a riflettere. Stiamo contribuendo alla distruzione del Pianeta nel nome di un benessere effimero, fatto di bisogni indotti che costeranno caro anche al genere umano. L’apparente agiatezza che viviamo, prima o poi ci presenterà il “conto” che pagheranno soprattutto i nostri figli.”
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