Continua la presentazione degli autori che esporranno a Corigliano Calabro Fotografia (6/8 settembre 2024), presentiamo Robbie McIntosh e Maria Pansini.
Terzo appuntamento con gli autori che esporranno al Corigliano Calabro Fotografia: presentiamo Robbie McIntosh e Maria Pansini.
Robbie McIntosh – On the beach
Robbie McIntosh è il primo fotografo napoletano che racconta la sua città ad essere entrato nel circuito Yellow Korner, dedicato alla fotografia d’autore, con una sede napoletana a Largo Vasto a Chiaia. L’ingresso nel circuito ha previsto una esposizione “Tutto passa” in tutte le gallerie del gruppo inaugurata nel mese di maggio 2024 con immagini, di piccolo e medio formato, che vedono protagonisti il lungomare di Napoli ed i personaggi che abitualmente lo abitano.
Scene di vita e di relax: corpi segnati dal tempo, senza artifici, ed imbellettamenti, che invitano a riflettere sula nostra percezione della bellezza. Quella ritratta da McIntosh è una città anarchica, passionale, autentica, che vive alla giornata.
I napoletani che mette in primo piano sono prima di tutto uomini, con una loro dignità e personalità, con le quali il fotografo non dimentica mai di entrare in contatto. Un approccio basato sull’empatia: «Ogni volta che scatto è una tabula rasa».
Robbie ama scattare in analogico, eppure è molto seguito anche sulle piattaforme social per la sua capacità di arrivare alle persone, di raccontare la Napoli Contemporanea attraverso le sue immagini crude e genuine. L’elenco di fonti di ispirazione del McIntosh napoletano è lungo: Robert Frank, Sergio Larrain, Joseph Koudelka, William Klein, Nan Goldin, Joel Meyerowitz, Susan Meiselas, Abbas, Garry Winogrand… E poi il cinema di Martin Scorsese e Nanni Moretti. E i quadri, tra tutti gli impressionisti.
Robbie è un raro esempio di “profeta in patria”, anche se le sue foto sono particolarmente apprezzate all’estero, può ora vantare una “casa” napoletana in quel di Chiaia.
Maria Pansini – Under the blanket
In Italia gran parte dei braccianti agricoli impiegati nelle raccolte stagionali di frutta e ortaggi sono stranieri. Il lavoro nei campi è duro, sottopagato, quasi mai svolto sotto regolare contratto. Gli immigrati che lavorano in questo settore restano perennemente nomadi, ogni due o tre mesi cambiano zona seguendo le raccolte stagionali di frutta e ortaggi, non hanno fissa dimora, si accampano nelle baraccopoli che sorgono nei pressi delle piantagioni oppure si riparano in ruderi abbandonati nelle campagne, privi di elettricità e acqua corrente. La situazione più critica si registra in pieno inverno quando il lavoro diminuisce e il freddo sopraggiunge a rendere ancor più disagiata la vita di questi lavoratori.
In Puglia ho conosciuto un gruppo di braccianti africani, quasi tutti originari del Darfur (Sudan), erano accampati in un edificio fatiscente senza porte né finestre poco fuori Terlizzi, il mio paese, che viene chiamato con amara ironia “il Castello”. Durante l’inverno in questo luogo si rifugiano gli stranieri che lavorano per la campagna di raccolta delle olive. Quando è sopraggiunta la neve gli immigrati sono stati ospitati per circa due mesi in un dormitorio in paese. Li ho visitati quotidianamente e mi hanno raccontato le loro storie, vite difficili segnate dalla distanza dai loro affetti e dalla costante precarietà.
Dopo l’inverno sono ripartiti, si sono trasferiti nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, uno dei ghetti del Tavoliere, la vasta pianura in provincia di Foggia e sono andata lì a trovarli. Ho chiesto infine di ritrarli e ho scelto di farlo con lo sfondo della coperta di ciascuno di loro, spesso unico riparo dal freddo, dalla luce, dal mondo esterno.