Anna Catalano affronta con grande sensibilità e garbo il delicato tema dei bambini che vivono in carcere insieme alle loro madri detenute. Il suo racconto fotografico, intenso e toccante, portando alla luce una realtà scomoda e poco conosciuta. Col suo sguardo rispettoso, l’autrice costruisce una narrazione visiva che va oltre la semplice documentazione, trasformandola in una potente denuncia sociale. Le sue immagini hanno smosso numerose coscienze, contribuendo a generare un dibattito necessario e urgente sulla condizione dei minori in un contesto detentivo e sul diritto all’infanzia negata.
SENZA COLPE
“Senza colpe” racconta la vita di quei bambini che in Italia vivono in un ICAM (Istituti a carcerazione attenuata per madri, introdotti con la Legge 62 del 21 aprile 2011) con le loro madri, o nelle sezioni nido delle carceri tradizionali, così come previsto dalla legge 354 del 26 luglio 1975 che consente alle detenute di portare i propri figli con sé in carcere, per cercare di tutelare il rapporto genitoriale e insieme espiare la pena inflitta per il reato commesso. Nelle sezioni nido sono accolti i bambini fino ai tre anni, da questa età la detenzione con prole può essere ammessa negli ICAM fino al compimento del sesto anno. Secondo l’ultimo censimento del Ministero della Giustizia (31 marzo 2025) sono 15 i bambini che vivono così. Per un bambino trascorrere mesi o addirittura anni in un ICAM o in un carcere è nocivo. Sanno che fuori da quelle mura esiste un’altra vita e l’alternanza tra queste due realtà alimenta delle dinamiche complesse che richiedono loro un grosso sforzo di adattamento continuo tra libertà e reclusione, generando malesseri nella sfera psico emotiva e non solo.
Tutti gli ICAM, cinque in totale, di cui tre funzionanti (Torino “Lorusso e Cutugno”, Milano “San Vittore”, Venezia “Giudecca”), dovrebbero essere impiegati come una soluzione provvisoria, utili quindi a valutare misure di detenzione alternative, ma sono diventati troppo spesso “La” soluzione per un periodo di tempo indefinito, e un modo per le detenute di vivere un tipo di detenzione meno dura per loro, ma dalle conseguenze incalcolabili per i loro figli. Il 30 maggio 2022 la commissione giustizia della Camera ha approvato la proposta di legge a firma dell’Onorevole Paolo Siani, che proponeva delle modifiche alla L. 62/2011 mirando a valorizzare l’esperienza delle case famiglia, oggi solo due su tutto il territorio nazionale, una a Milano e l’altra a Roma, considerate da tutte la vera soluzione al problema dei bambini in carcere, portando inoltre lo Stato a finanziarle. La chiusura anticipata della XVIII legislatura ha impedito che la proposta passasse in Senato. Rappresentata nell’attuale legislatura da Debora Serracchiani, la proposta è saltata dopo un duro scontro tra opposizione e governo. La norma è stata riscritta prevedendo in automatico il carcere per le donne incinta – la cui pena era differita – e la revoca della patria potestà in caso di reiterazione del reato.