Il mio sguardo in una festa di libertà ed inclusione.
Era il 6 giugno 2003 quando Bari conobbe con quella prima parata i diritti di gay, lesbiche, bisessuali e trans – come si usava scrivere per esteso – per non lasciarsi spaventare dal suono della parola. Fu una vera rivoluzione, uno scossone in grado di agitare la comunità, quanto la politica, di cambiare i paradigmi della cittadinanza inclusiva con un evento di respiro internazionale.
Sono passati vent’anni da quella edizione e quella del 2024 doveva mostrare la sua rilevanza, considerando che la strada dei diritti è ancora lunga da percorrere.
Ho pensato che un artista, qualunque sia lo strumento in suo possesso, ha una potente arma in mano, da utilizzare secondo la propria sensibilità.
Io l’ho fatto con la mia Leica sl, (di meglio per le mie esigenze non potevo avere, un concetrato di tecnologia al servizio del fotografo, sempre con un occhio alla tradizione come ci ha abituato il marchio tedesco), cercando di cogliere una vibrante parata che ha trasformato la città in una festa colorata di diritti e di inclusione.
In quei volti, corpi che hanno formato un serpentone di circa mille e cinquecento anime, ho trovato non soltanto solidarietà, empatia, dimostrando che insieme si può costruire un mondo più giusto ed inclusivo, ma resistenza e speranza per un futuro migliore.
Dietro tanti travestimenti, eccessi e maschere, c’è un vero volto, quello di chi si vuole sentire libero di amare senza paure e discriminazioni.
In questo contesto è stato bello ritrovare sulla mia strada Andrea Boccalini, grande fotografo, oggi Leica Ambassador, con cui in precedenza abbiamo condiviso sotto un palco, quelle emozioni che il grande jazz ti può dare.